Toscana IGT Le Difese 2020 Tenuta San Guido magnum
La fermentazione avviene in tini di accaio a temperatura controllata con una macerazione che si protrae per ca 12 giorni sia per il Cabernet Sauvignon che per il Sangiovese. Dopo viene affinato per 12 mesi in "barriques" di rovere francese ed americano ed ulteriormente per tre mesi in bottiglia.
Il vino si caratterizza per la buona struttura e per la sua estrema morbidezza che lo rendono estremamente piacevole e bevibili.
Produttore:
TENUTA SAN GUIDO
Formato: 1,5 l
Informazioni utili
Descrizione
Denominazione: Toscana Indicazione Geografica Tipica
Prima annata: 2002
Uvaggio: 70 % Cabernet Sauvignon, 30 % Sangiovese
Dati analitici: Grado alcolico: 14,00%, PH: 3,50, Acidità totale: 5,55, Zuccheri residui: 0,24 mg/l
Tipologia dei terreni: I terreni su cui insistono i vigneti hanno caratteristiche morfologiche varie e composite con forte presenza di zone calcaree ricche di galestro e di sassi e parzialmente argillosi; si trovano a un’altitudine compresa fra i 100 e i 300 metri s.l.m., con esposizione a Sud/ Sud-Ovest.
Sistema di allevamento: Cordone speronato
Densità d’impianto: Da 5.500 a 6.250 ceppi di vite per Ha
Andamento climatico e caratteristiche dell’annata: Dopo un autunno alquanto mite con temperature spesso al di sopra della norma stagionale e sporadiche piogge, l’inverno è invece stato notevolmente rigido. Dalla fine di Febbraio i venti gelidi provenienti dalla Siberia (Buran) hanno fatto crollare la colonnina del mercurio ben al di sotto dello zero innevando anche la pianura di Bolgheri per ben due volte. Una situazione che non si verificava da molti anni, con temperature diurne e notturne che si sono mantenute per diverse settimane tra i -2 e i -5 °C. Dal punto di vista agronomico è stata una vera fortuna prolungando il fermo vegetativo, aiutando l’eliminazione naturale dei parassiti della vite ma anche alimentando le riserve idriche del sottosuolo. La prima settimana di Marzo ha visto un leggero rialzo delle temperature e l’arrivo di consistenti precipitazioni, ma subito dopo un ulteriore ondata di freddo con temperature al di sotto della media stagionale e piogge frequenti, ha tardato il germogliamento delle viti. La primavera è arrivata da metà Aprile con l’arrivo delle belle giornate e il rialzo delle temperature. Temperature che per circa 15-20 giorni sono state eccessive e fuori della norma stagionale, ma rientrando la situazione nella condizione di normalità con la prima decade di Maggio.
Ottima è stata la vegetazione delle piante rigogliosa in un’annata favorevole anche sotto il profilo della riserva idrica dei suoli e delle temperature. Il mese di Maggio e di Giugno il clima è stato caratterizzato da sporadiche piogge alternate a belle giornate di sole, creando condizioni che sebbene abbiamo impegnato una maggiore presenza di manodopera nei vigneti, sono comunque state nettamente favorevoli per la vitivinicoltura consentendo il completamento delle fasi di fioritura e allegagione sotto i migliori auspici.
Il caldo torrido si è manifestato dalla prima decade di Luglio con assenza di piogge e scarsa ventilazione, sia di giorno che di notte, fino alla prima decade di Agosto, quando l’arrivo di una perturbazione di origine atlantica ha consentito di normalizzare la situazione con temperature che hanno teso a ritornare nella media stagionale. Sporadiche piogge cadute a metà Agosto hanno contribuito a far ripartire la vegetazione e ad interrompere i primi sintomi di sofferenza idrica. Dal 20 agosto le temperature hanno nuovamente teso ad alzarsi ma pur sempre restando sotto la media stagionale e tardando la maturazione delle uve.
Epoca vendemmiale: La vendemmia, rigorosamente a mano, è iniziata il 16 Settembre con il Cabernet Sauvignon e si è completata la prima settimana di Ottobre con quelle di Sangiovese. La produzione è stata leggermente inferiore rispetto alle medie produttive ma di ottima qualità.
Ovviamente le condizioni metereologiche che hanno caratterizzato l’annata e soprattutto il periodo della maturazione fenolica, ha dato origine ad uve sane ma con più basso contenuto zuccherino ma privilegiando l’aromaticità delle stesse. Uve sane e ben invaiate sono arrivate in cantina dando origine ad un mosto equilibrato, adeguatamente sapido e in perfetta armonia tra struttura antocianica e acidità del vino. Ottimo bilanciamento in termini di acidità, di PH e di struttura sono le caratteristiche principali di questa annata 2018 di Le Difese.
Note di vinificazione: Accurata selezione e cernita a mano dei grappoli. Pressatura e diraspatura soffice delle uve. Fermentazione primaria in tini di acciaio inox a temperatura controllata (29-30°C) senza aggiunta di lieviti esterni. Macerazione sulle bucce per 12-15 giorni per il Cabernet S. e per circa 15-18 giorni per il Sangiovese, con successive fasi di rimontaggi e deléstage per ammorbidire e ingentilire i tannini. Fermentazione malolattica svolta in acciaio e conclusasi a metà Novembre.
Affinamento: Al termine della fermentazione malolattica il vino è stato affinato per circa 8 mesi in barrique di rovere francese di terzo passaggio dopo il Sassicaia.
Produttore
TENUTA SAN GUIDO
Il Rifugio Faunistico Padule di Bolgheri
Fulco Pratesi, attuale presidente onorario del WWF Italia, nel 1984 scrisse:
"In principio fu Bolgheri. Poi venne il WWF Italia".
Nel 1959 Mario Incisa della Rocchetta decise di trasformare la sua riserva di caccia agli uccelli acquatici, costituita da circa 80 ettari di palude d’acqua dolce e circondata da 440 ettari tra bosco allagato, prati umidi, incolti, pascoli e coltivi, nel primo rifugio faunistico privato italiano. Nel 1966 nasce il WWF Italia, che mosse i primi passi proprio a Bolgheri grazie all’impulso dato dal Marchese Incisa e da Fulco Pratesi, fondatori dell’Associazione.
Come primo presidente del WWF Italia, Mario Incisa della Rocchetta invitò S.A.R. Filippo Duca di Edimburgo, presidente del WWF mondiale, a visitare Bolgheri.
Inquadramento geografico e caratteristiche ambientali
Il Rifugio Faunistico di Bolgheri, inserito nel “Sistema delle Oasi del WWF Italia”, è collocato tra la ferrovia tirrenica ed il mare, e si estende per circa 513 ettari interamente compresi nel territorio del Comune di Castagneto Carducci. Mantiene l'aspetto originario della costa maremmana con alternanza di coltivi e siepi alberate a cui seguono prati allagati durante la stagione invernale; a questi succedono gli stagni ad acqua dolce ad andamento stagionale contornati da bosco allagato a Frassino ossifilo Fraxinus angustifolia, che attribuiscono assoluta unicità a questo ambiente. Il bosco costiero dunale separa gli stagni dalla spiaggia naturale, di straordinaria bellezza, dove dominano specie pioniere psammofile quali il Giglio di mare Pancratium maritimum, Eringio marittimo Eryngium maritimum e Ruchetta delle sabbie Cakile maritima.
Airone bianco maggiore (Casmerodius albus, fino a pochi anni fa Ardea alba),con una Rana verde (Rana esculenta) nel becco
Inquadramento normativo
Nel 1977 il Rifugio Faunistico Padule di Bolgheri è stato tra le prime zone umide italiane a fregiarsi del riconoscimento di "Zona Ramsar" (Zona Umida di Importanza Internazionale) proprio per la sua peculiarità di garantire a numerosissime specie di uccelli acquatici la presenza di ambienti idonei alla sosta invernale ed al transito primaverile.
Inserito nella “Rete Natura 2000” della Unione Europea come SIC (Sito di Importanza Comunitaria) per la presenza di habitat rarefatti a livello europeo, e come ZPS (Zona di Protezione Speciale) per la conservazione degli uccelli selvatici, il Padule di Bolgheri rappresenta una delle aree naturali più importanti della Toscana.
Presenze faunistiche
Straordinari i voli invernali di migliaia di anatre di superficie: Germano reale, Alzavola, Fischione, Canapiglia, Codone, Mestolone, a cui in primavera si aggregano le Marzaiole. Di rilevante importanza la presenza invernale di Oca selvatica (500-700 individui), simbolo dell’Oasi, che rendono il padule di Bolgheri uno dei più importanti siti di svernamento per la specie in Toscana.
In inverno sono presenti grandi stormi di Pavoncella, con contingenti fino a 1.800 individui, a cui si aggrega il raro Piviere dorato. Importante la presenza del Colombaccio, stimato talvolta in decine di migliaia di individui, che utilizza come dormitorio il bosco costiero.
Numerosi anche i Beccaccini ed ardeidi di varie specie, tra cui il rarissimo Tarabuso e l’Airone guardabuoi, quest’ultimo presente con un dormitorio notturno di circa 700 individui. Tra i rapaci svernanti si citano l’Albanella reale, Falco di palude, lo Smeriglio, il Pellegrino.
In primavera l'Oasi registra il transito di numerose specie di uccelli trampolieri: la Pittima reale, il Combattente, il Totano moro, la Pettegola, il Piro-piro boschereccio, il Cavaliere d'Italia e l'Avocetta sono tra i più frequenti. Anche l'Airone rosso, la Sgarza ciuffetto, la Nitticora ed il Tarabusino transitano in primavera sugli stagni dell'Oasi.
La coppia nidificante di Cicogna bianca (Ciconia ciconia)
Dal 2008 l’Oasi ospita una coppia nidificante di Cicogna bianca, tornata a nidificare in alta Maremma dopo un’assenza di circa 200 anni, ed una garzaia (colonia di aironi) costituita da Airone guardabuoi, Garzetta e Sgarza ciuffetto.
Tra i migratori primaverili nidificanti in Oasi si segnalano il Rigogolo, la Ghiandaia marina, nidificante dal 1999, il raro Cuculo dal ciuffo, il Cannareccione, la Cannaiola, l’Averla piccola, la Rondine.
Nel bosco allagato nidificano il Picchio rosso minore, vera rarità del Padule, il Torcicollo, il Rampichino ed il Pettirosso.
La spiaggia del Rifugio Faunistico da ospitalità al raro Fratino, piccolo trampoliere legato agli arenili naturali, nidificante con circa 4-6 coppie.
Tra i mammiferi si segnalano il Capriolo, il Daino, il Cinghiale, l'Istrice, la Volpe, la Martora, la Faina, la Donnola, il Moscardino.
Tra i rettili si citano la Testuggine palustre, la Testuggine terreste ed il Cervone, tutte specie fortemente rarefatte in tutto il Mediterraneo, oltre al Biacco, la Natrice dal collare e la Vipera Tra gli anfibi si segnalano la Rana verde, il Rospo comune, il Rospo smeraldino, la Raganella intermedia ed il Tritone crestato.